Chernobyl: Cronaca di un disastro
- Carolina Penna
- 19 mag 2020
- Tempo di lettura: 2 min
Esattamente 34 anni fa, il 26 aprile del 1986, alle ore 1:23:45, un'esplosione nella centrale nucleare V.I. Lenin, a pochi chilometri da Chernobyl, in Ucraina, immise nell'aria radioattività in quantità equivalente a circa 500 ordigni come quello sganciato su Hiroshima. E a distanza di 34 anni le radiazioni continuano ancora a danneggiare la salute di migliaia di abitanti in Bielorussia, Ucraina e Russia.

Alle 1:23: 44 avviene una prima esplosione. Il reattore ha usato una potenza 120 volte superiore a quella normale e il vapore fa esplodere le conduttore. Un minuto dopo avviene un’altra esplosione, e si scatena un rilascio di radiazioni. Si hanno così le prime vittime tra il personale addetto alla centrale, si spengono le luci, nuvole di fumo e polvere nei locali, si attivano gli allarmi e arrivano i pompieri. Giunge poi sul posto il sindaco Telyatnikov e gli addetti rientrano dopo aver effettuato controlli all’esterno. Il giorno successivo vengono spenti i reattori 1 e 2 di Chernobyl. Intanto il generale Vladimir Pikalov capisce cosa sta succedendo, e, fino all’1 maggio, 1800 elicotteri depositano 5000 pezzi di sabbi, piombo, argilla e boro nel reattore squarciato (il quarto).

Il 6 maggio chiudono le scuole a Kiev, mentre il giorno dopo i pompieri hanno concluso lo svuotamento di acqua radioattiva sotto il nocciolo. Il 29 settembre dell’86 il reattore n.1 riparte. Il 9 novembre, è il turno del reattore n.2 per la ripartenza. Il 15 dicembre del 2000, il reattore 3 viene disattivato.
Furono coinvolte 10 milioni di persone in questo disastro, mentre furono evacuate 400mila abitanti. Gli effetti dell’esplosione durarono centinaia di anni.
LE CAUSE DELL’INCIDENTE
Le principali cause dell’incidente furono:
problemi relativi alla struttura e alla progettazione dell’impianto, dovuti a una errata gestione economica e amministrativa;
mancanze gravi da parte del personale sia tecnico sia dirigenziale.
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