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Ricordando D10S

  • Emanuele Cerrone
  • 20 apr 2021
  • Tempo di lettura: 5 min

PER LA SCOMPARSA DEL GRANDE MARADONA DEL 25 NOVEMBRE, HO VOLUTO RICORDARE INSIEME A VOI LE TAPPE CHE LO HANNO PORTATO A DIVENTARE “EL PIBE DE ORO”.


Diego Armando Maradona nasce il 30 ottobre 1960 a Lanus, primo figlio maschio di papà Chitoro, pescatore di “Dorados”, e mamma Tota.

Diego viene subito soprannominato "El Pelusa" per la folta chioma. La palla è uno dei primi regali che riceve da suo cugino, ma Diego non sembra gradire troppo.

In realtà a lui piace andare nella strada a vedere i treni passare e a rubare le zucche nell’orto del vicino.

Con il passare degli anni però Diego comincia ad amare la palla e il suo idolo diventa Goyto, un ragazzino poco più grande di lui che tutti nel quartiere identificano come il più bravo.

Il calcio, Diego Armando Maradona, comincia anche a vederlo: la domenica con il padre vanno alla Bombonera a vedere il Boca e lì Maradona ha modo di ammirare i suoi due grandi idoli: Angel Clemente e Pianetti.


Un impiegato di banca, osservatore di giovani talenti per hobby, porta Goyto a fare un provino per l’Argentinos Juniors. Goyto viene preso ma l’osservatore insiste affinché venga fatto un provino anche a "El Pelusa". I dirigenti incuriositi decidono di andare a vederlo e scoprono per la prima volta Diego Armando Maradona. La risposta dai dirigenti dell’Argentinos non si fa attendere: Diego viene preso per giocare nell’Argentinos Jr.

Il primo giorno di scuola calcio, ci sono centinaia di ragazzini e l’allenatore Cornejo si accorge in poco tempo di due cose. Diego è il più basso, ed è mancino. Un piede sinistro così in un bambino di nove anni non lo aveva mai visto! Ma si accorge anche che Diego usa il piede destro solo per camminare.



Passa qualche anno e Diego ha 10 anni e fa il raccattapalle per la prima squadra. Una domenica fra il primo e il secondo tempo vede in mezzo al campo un pallone, non resiste, va a prenderlo e comincia una serie infinita di palleggi, quelli soliti, spalla, coscia e piede senza toccare mai terra. Il pubblico è in delirio, ogni tocco è un olè, Diego non vuole posarlo finché un inserviente gli fa segno che è ora di smetterla e lui con un colpo di tacco lo consegna all’allenatore dell’Argentinos.


A 11 anni Diego è il leader delle “cebollitas” e “El Clarin”, famoso quotidiano argentino, comincia a scrivere sulle sue doti calcistiche .



La fama del ragazzino fenomeno gira per tutta l’Argentina, però Maradona conosce pure la sconfitta, perde la finale nazionale giovanile, piange ma viene consolato da un avversario che gli dice che tanto diventerà il più forte al mondo.

Maradona è conosciutissimo, il River torna alla carica, l’Argentinos per blindarlo gli affitta un appartamento e lui si porta dietro tutta la sua famiglia.

Arriva anche l’esordio in prima squadra: il 20 ottobre 1976 Maradona esordisce contro il Talleres, con la maglia n. 16.


A 17 anni arriva la convocazione in Nazionale: è Luis Menotti a chiamarlo. Lui è emozionatissimo solo nel vedere mostri sacri come Passarella e Kempes.

E’ solo un’amichevole con l’Ungheria. Diego entra nel secondo tempo con l’Argentina in vantaggio per 3-0.

Verrà poi escluso dalla lista dei 22 perché Menotti deve scartare il più giovane dei 5 fantasisti .

La rivincita mondiale di Maradona arriva a 19 anni, al mondiale Juniores di Tokyo. Lui è la stella di un trio di attacco leggendario: Maradona, Barbas e Ramo Diaz.

L’Argentina distrugge le rivali: Indonesia, Jugoslavia, Polonia, Algeria, Uruguay e batte 3-1 in finale l’URSS con punizione magistrale di Diego.

Tutto il mondo impazzisce per Maradona, lo Sheffield United chiede il prezzo, risposta dell’Argentinos: un miliardo e 200 milioni. Gli inglesi si ritirano e sarà il Barcellona a portarlo in Europa dopo qualche anno.


Diego Armando Maradona nella sua carriera è stato capitano della nazionale argentina vincitrice del campionato del mondo 1986. Soprannominato El Pibe de Oro (il ragazzo d’oro), è considerato uno dei più grandi calciatori di tutti i tempi.

Una carriera ventennale: ha giocato nell’Argentinos Juniors, nel Boca Juniors, nel Barcellona, nel Napoli, nel siviglia e nel Newell’s Old Boys.


Non è mai potuto entrare nelle graduatorie del Pallone d’oro perché fino al 1994 il premio era riservato ai giocatori europei. Per questo motivo nel 1995 vinse il Pallone d’oro alla carriera. Ha comunque ricevuto altri numerosi riconoscimenti :


  • Condivide con Pelé il premio ufficiale FIFA come Miglior giocatore del XX secolo;

  • Nel 1993 è stato insignito del titolo di miglior calciatore argentino di sempre;

  • Nel 2002 è stato inserito nella FIFA World Cup Dream Team, selezione formata dai migliori undici giocatori della storia dei Mondiali ottenendo, tra gli undici della squadra ideale, il maggior numero di voti.

  • Il 26 dicembre 2003 la sua prima squadra, l’Argentinos Juniors, inaugurando il nuovo stadio costruito nel quartiere di La Paternal a Buenos Aires, decise di dedicarglielo chiamandolo Estadio Diego Armando Maradona.

  • Inoltre ha un monumento situato nel museo del Boca Juniors, all’interno della Bombonera, una statua nella cittadina e numerose altre sculture in diverse parti del mondo.




A Napoli, in una via pubblica, gli è stato dedicato addirittura un altarino con una foto nella quale indossa la maglia del Napoli e un suo capello "miracoloso" in una teca: i tifosi si recavano prima delle partite a chiedere la “grazia calcistica”.

L’11 maggio 1991 fu celebrato nella città partenopea un convegno in onore di Maradona, intitolato "Te Diegum".

Citato in numerosi libri, fumetti e film, a lui hanno dedicato diverse canzoni artisti più o meno famosi, come Rodrigo Bueno, che interpretò l'ormai celebre "La mano de Dios", Manu Chao con La vida tombola e Pino Daniele con Tango della buena suerte.


Non sono mancati lati molto oscuri nella sua vita, sia privata che da calciatore: venne sospeso due volte dal calcio giocato per differenti motivi.

Una volta per uso di cocaina nel 1991 e un’altra volta per positività ai test antidoping al mondiale degli Stati Uniti 1994. Dopo il suo ritiro ufficiale dal calcio nel 1997, Maradona ha subito un aumento eccessivo di peso a causa della dipendenza dalla cocaina, dalla quale si è liberato dopo lunghi soggiorni in centri di disintossicazione.



Inutile sottolineare che Diego Armando Maradona era un centrocampista dotato di grande carisma e personalità. Mancino, rinomato per la visione di gioco, controllo di palla, precisione dei passaggi e l’eccezionale abilità nel dribbling.

Secondo Johan Cruijff la maestria di Maradona era tale da infondere l’impressione che la sfera gli restasse incollata al piede. Sapeva imprimere alla palla curvature estreme, riuscendo a segnare direttamente da calcio d’angolo o dal dischetto di centrocampo appena dopo il fischio d’inizio.


Un grande campione che nonostante gli sbagli è riuscito a rialzarsi e soprattutto a farci emozionare, indipendentemente dai colori delle nostre squadre, un uomo che rimarrà nella nostra storia per sempre.


«Diego era capace di cose che nessuno avrebbe potuto eguagliare. Le cose che io potrei fare con un pallone, lui potrebbe farle con un’arancia.»

(Michel Platini)


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